“Al di qua della ferrovia” (il punto di osservazione di chi vive o lavora da queste parti) ci sono centinaia di migliaia di metri quadri in attesa di progetti e decine di progetti piccoli e grandi in attesa di migliaia di nuovi abitanti: proviamo a mettere in fila quelli più importanti per comprenderne l’entità e farci un’idea di cosa ci potrebbe aspettare nei prossimi 10-15 anni.
1885: Milano sta per dotarsi del piano urbanistico che governerà il suo sviluppo nei successivi trent’anni; Cesare Beruto , l’autore, dichiara come suo obiettivo «quello di procurare il maggior possibile collegamento, la maggior possibile unione delle due grandi parti, interna ed esterna, fondendole, per così dire insieme, per modo da formulare un tutto solo».
2016: stesso problema ma spostato tre chilometri più in là; “le due grandi parti” di oggi sono quelle dentro e fuori la cintura ferroviaria, di decennio in decennio diventata un bastione che, soprattutto ad Est della città, è sempre più ostacolo ad uno suo coerente sviluppo.
Per comprendere alcune delle molte implicazioni legate a ciò che accadrà dalle parti di Lambrate bisogna partire proprio dalla relazione fra lo sviluppo urbanistico per come si sta prospettando, ed il grande limite della cintura ferroviaria: abbiamo iniziato a ragionare di questo in un incontro promosso dall’Associazione ViviLambrate venerdì 19 febbraio.
“Al di qua della ferrovia” (il punto di osservazione di chi vive o lavora da queste parti) c’è un quadrilatero compreso fra le Vie Rombon a Nord, Corelli a Sud, la cinta ferroviaria ed il confine con Segrate, forma i quartieri di Lambrate, Rubattino ed Ortica: oltre 10.000 abitanti su un area di circa 3 kmq, molte aree industriali dismesse, una caserma ed uno scalo ferroviario.
Sono attualmente previste 7 grandi trasformazioni urbanistiche che interesseranno 653.000 mq di suolo urbano sul quale si realizzeranno 440.000 mq di abitazioni ad altre attività; per capire meglio l’entità di tutte queste trasformazioni concentrate in meno di 3 kmq, basti dire che esse equivalgono, in termini di volumetria edificabile, al 66% di tutto il (tentato) accordo sugli scali ferroviari di Milano.
Due trasformazioni di natura diciamo “pubblica” (Scalo Ferroviario e Caserma) prevedono 93.000 mq di abitazioni e altre funzioni; il loro futuro potrebbe però ancora essere riscritto dipendendo la loro trasformazione da specifici accordi fra Comune di Milano e proprietà (FS e Demanio).
Cinque trasformazioni di natura privata prevedono 347.000 mq di abitazioni ed altre funzioni. Una di queste, la più importante, il PRU Rubattino fase 2, un “regalo” della Giunta Moratti , ha visto in questo quinquennio i proprietari (e le banche dietro di essi) non avviare l’operazione e non adempiere ai propri obblighi.
Se si realizzerà tutto ciò che è attualmente previsto (fra teorici Accordi di Programma, PII, PRU e PGT), si insedieranno qui circa 6/8000 nuovi abitanti e 4000 city users, quasi un raddoppio della popolazione attuale: più case e più funzioni significherà anche più spostamenti.
Per arrivare da queste parti vi sono attualmente solo tre varchi: a nord via Porpora/Rombon, a Ovest Via Pacini/Rimembranze di Lambrate ed a sud il ponte dell’Ortica, tutti ad una sola carreggiata per senso di marcia.
E’ quindi logico pensare che tutto ciò porterà anche un ulteriore incremento del traffico di attraversamento della cinta ferroviaria (già da anni al limite).
Ma come abbiamo visto, per alcune aree (scalo ferroviario e Caserma) il futuro potrebbe essere riscritto.
Dipende dalle scelte che verranno fatte nel prossimo quinquennio.
Per un diverso e migliore futuro possibile , credo sia necessario ragionare sulla opportunità o meno di continuare a pensare lo sviluppo della città solo in termini di quantità di volume residenziale da costruire e conseguenti oneri da spendere. E’ necessario che quella buona regia pubblica che ha caratterizzato il lavoro dell’assessorato all’Urbanistica di questi cinque anni possa nel prossimo quinquennio venire confermata e, aggiungo, accompagnata da una visione orientata anche alla resa qualitativa e non solo numerica delle trasformazioni.